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Il "Serventese del dio d'amore" è uno dei più antichi serventesi caudati italiani e ci è tramandato da manoscritti insigni come il Memoriale bolognese 119 e lo Zibaldone da Canal. Scoperto nel 1946 da Gianfranco Contini, che lo definì «parente in volgare nostro, e di gusto popolaresco», dell'"Amorosa visione", esso presenta un ulteriore e rilevantissimo elemento di interesse boccacciano. Vi è svolto infatti il motivo dell'apparizione di un corteo di donne ricompensate e punite in base alla loro condotta nei confronti di amore: motivo che troverà una significativa rielaborazione letteraria nella celebre novella di Nastagio degli Onesti. Insieme all'edizione di entrambe le redazioni del testo, precedute da una descrizione metrica e linguistica e seguite da un commento esegetico e letterario, si propone uno studio comparato delle varie declinazioni di tale motivo in area romanza e inglese. Se il serventese va infatti incluso a pieno diritto nel novero dei testi che, per isomorfia strutturale, possono essere definiti "gemelli", alcune peculiarità di notevole interesse gli conferiscono una posizione particolare all'interno di tale quadro.